Le App assassine, allarme identità: privacy a rischio su numeri in rubrica!

Le App assassine, allarme identità: privacy a rischio su numeri in rubrica!

di Ottaviano Blitch

Quello che sto per rivelarvi è sconvolgente! È vero che nel prossimo upgrade del sistema operativo dei nostri smartphone basterà avere installato sul proprio telefono la app di whatzapp per concedere a chiunque, contro la nostra volontà, di entrare in possesso dei nostri dati personali come: nome, cognome e numero di telefono?

La privacy è morta? Siamo diventati davvero tutti vittime di un gigantesco complotto mondiale che raccoglie nomi, numeri, usanze e abitudini di tutti noi per poi prevedere ogni nostra mossa e usarci come cavie da laboratorio? Dopo le ombre calate sulla presunta azione di spionaggio a danno dei cittadini con l’assistente vocale che registrerebbe tutto, ma davvero tutto quello che diciamo tra le 4 mura di casa nostra, sorge un altro grande dilemma sull’utilità dell’app immuni da pochi giorni disponibile sui nostri telefonini al fine di tracciare i presunti malati di Covid-19 e di proteggerci eventualmente dal contatto diretto con uno di loro che si trova a pochi metri da noi. Ma da dove inizia questa presunta “prepotenza” da parte dei colossi della comunicazione? E soprattutto ci hanno detto proprio tutto sul lato oscuro di certe App che agiscono come intrusi nel nostro sistema operativo controllando ogni nostra mossa? Ascoltate:

Un risveglio dai risvolti catastrofici!

Avete presente quando vi svegliate al mattino e la prima cosa che fate è controllare il telefono? Vi è mai capitato di accorgervi che qualcuno dei vostri contatti ha avuto la brillante idea di aggiungervi a un gruppo di whatzapp senza chiedervi il consenso? Bene, se anche a voi, almeno una volta, è successo di essere aggiunti ad un gruppo di whatzapp ascoltate bene, perché il principio di alcune app che andiamo ad installare sui nostri telefoni potrebbe funzionare con lo stesso identico meccanismo, e la nostra privacy a quel punto potrà davvero essere messa a rischio, irreversibilmente!

Credit: eugenekeebler / Getty Images
Credit: eugenekeebler / Getty Images

Patty Bianchi (nome di fantasia), è presente sulla rubrica dello smartphone di Mario Rossi insieme ad altre decine di nomi e numeri di telefono. Mario Rossi però ha registrato sul suo telefono il nome di Patty Bianchi con un nickname che solo lui conosce, esempio: “Patty PIG” (notare che Mario ha assegnato al nome della povera e ignara Patty un nickname non proprio carino). Ora Mario Rossi durante la notte decide di aprire un gruppo whatzapp aggiungendo alla famosa chat sia Patty Bianchi che altri 10 contatti, tutti estranei tra loro. Quando Patty Bianchi si sveglia la mattina seguente e controlla il telefono, si rende conto di due cose che hanno dell’incredibile e che non avrebbe mai immaginato potesse accadere: la prima è che Mario Rossi l’ha aggiunta a un gruppo whatzapp dove il suo numero è liberamente a completa disposizione dei 10 contatti nella chat, e la seconda è che Patty verrà visualizzata dagli altri 10 componenti della chat con il nickname di “Patty PIG”!

Credit: agricolae
Credit: agricolae

È impressionante! Non credete? Ecco, questo è il principio della condivisione forzata che alcune app scaricate sui nostri smartphone possono esercitare sul nostro principio di privacy. Un calcolo matematico molto preciso e maledettamente tracciabile al servizio di chi ci invia continuamente aggiornamenti e ci lascia scaricare una app sul nostro smartphone, generando così un potente algoritmo in grado di scansionare tutti i nostri contatti da parte di chiunque abbia salvato nella memoria del proprio smartphone numeri di telefono e nicknames. Una vita in chiaro, una specie di gigantesco Grande Fratello con l’unico particolare che nessuno di noi è più in grado di controllare le modalità con cui alcune app entrano nelle nostre vite permettendosi di gestire i nostri dati senza mai averglielo concesso.

Partecipa a:

"Lucky Yoox"

con Ottaviano Blitch


Per tutti quelli come noi che si lamentano continuamente del modo in cui Facebook utilizza i nostri dati e che invocano il sacrosanto diritto alla privacy, forse dovremmo iniziare seriamente a farci delle domande mirate: riusciremo mai ad informarci un po’ di più su come la tecnologia sta cambiando radicalmente il nostro stile di vita? È giusto pubblicare le foto dei nostri figli minori o spedire i nostri video privati tramite whatzapp? E ancora: siamo soltanto vittime dei social oppure contribuiamo anche noi ad alimentare questa gigantesca ruota, costituita principalmente da guardoni, esibizionisti, distratti ed egocentrici e sempre più pieni di complessi? Perché questo è ciò che siamo, tutti!

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ThanX aLot!

 

Ottaviano Blitch



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